26 marzo 1979-2013

Quel ricordo di Ugo La Malfa che sarebbe utile a Bersani

di Francesco Nucara

In una condizione drammatica come quella che sta vivendo il paese - abbiamo ascoltato le grida di dolore del presidente di Confindustria Squinzi, dopo l’incontro con il premier incaricato, ma anche quelle dei leader dei principali sindacati – è quasi inevitabile per un repubblicano ricordare Ugo La Malfa. Bersani, infatti, svolge le consultazioni politiche per la formazione del governo nel giorno della ricorrenza della morte del leader storico del Pri, il 26 marzo del 1979. E’ un’altra epoca, è vero, ed è un’altra anche la classe dirigente del  Paese. Il direttore de "Il sole 24 Ore", Roberto Napoletano, ammetteva in diretta tv il suo stupore, dispiaciuto perché Matteo Renzi non sapeva nemmeno chi fosse Donato Menichella. A noi dispiace piuttosto che Bersani, con un incarico così importante da svolgere in queste ore, non possa ricorrere alla memoria di Ugo La Malfa. Servirebbe tutta l’esperienza politica e l’acume di La Malfa per evitare il tonfo che Bersani rischia di fare. La Malfa poi aveva una grande qualità che pure si sta perdendo, quella di sapersi confrontare con chiunque, persino quando la sua stessa concezione del mondo era diversa da quella del suo interlocutore. E’ poi curioso che non ci si renda conto che le divisioni che caratterizzavano la vita politica negli anni della guerra fredda fossero sicuramente maggiori di quelle che pure dovrebbero vigere oggi. E  mentre all’epoca, nonostante queste differenze, Ugo La Malfa discuteva con Togliatti e, su quell’esempio straordinario, si arrivò a vedere discutere Berlinguer e Moro, oggi non è possibile assistere ad una discussione fra Bersani e Berlusconi. Eppure c’era lo stalinismo che separava La Malfa da Togliatti - non poca cosa - mentre c’è da chiedersi che cosa ci sia di così tremendo che impedisca un confronto fra Bersani e Berlusconi. La Malfa,  al contrario di quello che pensa qualche intellettuale un po’ approssimativo nel giudizio, non era particolarmente convinto dell’evoluzione politica del Pci, al contrario. Anche nei confronti del "compromesso storico" aveva non poche riserve e per certi versi lo considerava persino una disgrazia, ma era convinto che, di fronte ad una situazione eccezionale della vita del Paese, non si potesse pensare di escludere una forza del 35 per cento dei consensi. Pensiamo cosa sarebbe accaduto se, nella lotta dello Stato contro il terrorismo, il Pci fosse stato all’opposizione. E come penserebbe Bersani oggi, con meno del 30 per cento del consenso, di superare quelle difficoltà così gravi che gli sono state illustrate dalle parti sociali, senza un’ampia maggioranza su cui contare? Bersani non ricorda La Malfa e sembra aver dimenticato persino Berlinguer. Il primo però gli sfugge davvero completamente. La Malfa orientava la sua politica sulla base delle condizioni dell’Europa occidentale. Non avrebbe mai ignorato, ad esempio, il fatto che il cancelliere tedesco si sia espressa in questi giorni contro il movimento di Grillo. Angela Mekel teme evidentemente l’impostazione anti moneta unica, anti tav, anti sviluppo nel suo complesso, ovvero tutta la propaganda del Movimento 5 stelle. Invece Bersani vuole lusingare proprio questa formazione, che presenta persino dei dubbi sulla sua stessa piena democraticità. Non rispondere alle domande della stampa non è un bel costume. La Malfa faceva interviste pure dal letto di ospedale. Aveva un pensiero politico importante da mettere in circolazione, quello che oggi sembra mancare completamente.